martedì, novembre 06, 2007

Lorenzo&i vaccini

Chi ha bambini sa che il momento vaccino è un momento, come posso dire, topico.
E' come un rituale, con tutto il suo carico di paure, angosce da parte dei genitori e da parte dell'interessato.
Oggi, subito dopo scuola, per la prima volta siamo andati in una specie di Asl olandese, quella del nostro quartiere OUD ZUID, perchè Lorenzo doveva fare l'ultimo richiamo del vaccino esavalente-qualcosa.
Una volta arrivati, cerco e trovo la dottoressa che si occupa dei bambini sopra l'anno, le faccio vedere il libretto delle vaccinazioni italiano, lei non mi chiede nulla, nè soldi, nè ricevute nè documenti nè altro, vuole solo essere sicura che il libretto sia aggiornato. Le rispondo di sì, va a prendere il vaccino, non senza prima essersi consultata con una collega per capire quanti vaccini doveva somministrare.
Alla fine arriva con la siringa monodose, Lorenzo è tranquillo, io sono tranquilla, mi dice di scoprirgli il braccio e io penso "Ecco ora ci siamo, ora che è diventato grande mi fa una scenata madre davanti alle vikinghe e io non so come calmarlo, poi magari lo devo legare oppure loro lo scaraventano a terra e la più cicciottella me lo blocca etc", invece Lorenzo guarda la siringa, si siede vicino a me, la dottoressa tenta di distrarlo indicandogli l'altra tipa che gli sta facendo le pernacchie. Ma Lori che evidentemente ha preso dalla mamma, vuol vedere che succede. Per farla breve, la tipa gli infila l'ago nel braccio, inietta il vaccino e Lorenzo non fa un fiato, nemmeno una "A", se gli avessi improvvisamente spento il suo cartone preferito probabilmente sarebbero stati dolori.
Beh, tutto questo non è per vantarmi, anzi è una pura e semplice constatazione, Lorenzo anche quando era piccolissimo, non ha mai pianto, i dottori rimanevano allibiti, tanto da pensare "Ma glielo avrò iniettato bene?"
E anche queste due dottoresse erano spaesate, dall'altra parte del corridoio si sentivano urla ancestrali e lui buono e tranquillo.
E lì sono iniziati i complimenti, tipo "What a brave child!" oppure "You have to be proud of him" e io che un po' me l'aspettavo che sarebbe andato tutto liscio, facevo "Dank je wel!" senza scompormi più di tanto. Poi ho spiegato che anche io, quando mi prelevano il sangue, devo vedere l'ago e che lui sin da quando era neonato non ha mai pianto.
Allora è arrivata la domanda trabocchetto, la tipa mi fa "How is his father?" e io "Oh, he could faint just to see a needle or some blood".
E giù a ridere!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggendo il post stavo per svenire...

zefirina ha detto...

tale madre tale figlio!!!