venerdì, dicembre 01, 2006

Baschi

E' tempo di parlare di Baschi, la nostra casa di campagna in Umbria, o per meglio dire il Podere o Casale delle Pernici.
Questa casa immersa nel verde con attorno dei bellissimi pini e le classiche staccionate di legno che la proteggono da sguardi indiscreti, è stato il luogo di vacanza di quando ero piccola e di quando erano piccoli i miei zii e la mia mamma. Non ho foto qui con me nè recenti nè passate che possano farvene vedere la bellezza, ma negli album di famiglia ci sono moltissime foto, di mega pranzi in famiglia, con gli amici, di estati e inverni passati lì, di pasque e natali, etc.
La casa si trova su una collina e si può addirittuta vedere dall'autostrada, quando ancora non avevano deturpato il paesaggio e gli americani non avevano invaso l'Umbria, la vita era più rustica e c'erano i contadini in giro per i campi, la vista era stupenda (ma credetemi è ancora ad altissimi livelli), da una parte le colline verdi, dolci e piene di alberi e poi quella che noi in famiglia chiamiamo "La Molletta", cioè una torre diroccata che si staglia davanti casa nostra e che sembra proprio una molletta, per non parlare di Orvieto che è a soli 15 km da noi, quando è bel tempo e il cielo è limpido si vede il Duomo. Dall'altra parte invece c'è il Lago artificiale di Corbara, il convento tutto rosso di non so quale ordine un po' più in là, la diga (dopo un po' ci si abitua e non è male, anche perchè io non so come fosse prima della diga...), le foreste e dietro i monticelli umbri, piccoli quasi colline in realtà, ma belli lo stesso.
Quando ero piccola ci andavamo tutte l'estati, la mia mamma dice perchè eravamo poveri e quindi stavamo lì i mesi interi, era bellissimo, sono grata alla mia nonna per averla comprata.
C'è tutta una storia affascinantissima sulla casa che la mia nonna si era inventata e che raccontava puntualmente a me e a mio cugino e poi ai miei fratelli: gli ingredienti della storia erano mia nonna con la moglie del contadino su un calesse, primi anni '70 credo, arrivano gli indiani, freccia avvelenata, mia nonna svenuta e possesso della casa campagnola in questione da parte della mia super-eroina nonna.
Avevamo un contadino, Franco che aiutava nei campi, ci faceva l'olio e il vino, ci raccoglieva la frutta (tra cui i fichi che poi mangiavano con il prosciutto umbro, le albicocche, le pesche), la moglie, cacchio non mi ricordo il nome, ecco sì l'Armanda faceva la pizza con il "tunturuntù" di cui io andavo pazza (dopo secoli ho capito che non hanno fatto altro che buggerarmi sempre e che questo adorato tunturuntù altri non era che il formaggio o la mozzarella sopra la pizza, voglio sottolineare che io odio il formaggio, ogni tipo, da morire, svengo solo all'odore).
Ogni tanto ci invitavano da loro a cena e ci cucinavano le specialità umbre, tra cui i fegatelli, le tagliatelle con i funghi porcini anche i piccioni che lei allevava vicino al garage di casa, il pane ancora mi ricordo l'odore e il sapore, quello di Terni, mollicoso ma con la crosta buona come piace a me. Loro avevano tre figli, uno andava matto per i cavalli ed vinceva sempre medaglie, un altro era Daniele quasi vicino a me di età e io piccolina gli morivo dietro, ci giocavo sempre quando con Franco, il papà, venivano a parlare con nonna, e un altro figlio di cui non mi ricordo il nome.
Si sapeva sempre quando Franco stava arrivando perchè lì il silenzio che era piacevolissimo cicale, grilli, il vento fra i pini, al massimo le pigne che cadevano, veniva rotto dall'apetta blu che sfrecciava nelle stradine polverose...
A Baschi ho sepolto il mio ciuccio perchè mi avevano fatto credere che sarebbe cresciuto un albero di ciucci, buggerata come Pinocchio dal sangue del mio sangue...vabbè.
Poi c'era l'alimentari del paese di Baschi e quello del paese di Corvara, il macellaio e il figlio del macellaio amico della mia mamma e dei miei zii. L'Adelaide con cui mamma andava in giro le estati che passava lì da piccola; ancora sono amiche, ora lei ha aperto un agriturismo nella sua casa che sta proprio una collinetta dopo la nostra. Il bar Montanucci ad Orvieto e la sua cioccolata calda e la vecchietta proprietaria che bisognava sempre salutare, le sculture di legno famose in tutto il mondo di Michelangeli (mia madre ancora mi rinfaccia la sua prima tredicesima andata in fumo per un cavallino di legno del suddetto artigiano), anche lì pure le nipoti di terzo grado si salutavano...
Le lumachelle con la pancetta affumicata dentro, la raccolta dei pinoli, le noci, le mandorle, la porchetta presa per strada, la COOP di Orvieto, le salsiccette, i salamini, il prosciutto, il camino e il pandoro messo a riscaldare sopra, la bruschetta con l'olio buono e il pomodoro fresco e una strusciata di aglio, l'odore della legna, il sole estivo, il mio cane Duke che giocava libero che poi è stato seppellito davanti casa vicino al pino, il campo di bocce, le panchine di marmo, le formiche, i giri frenetici in bicicletta intorno alla casa, la pianta di rosmarino e nonna che mi chiede di prendergliene un po' perchè sulle fettine di carne aglio e rosmarino stanno da paura, il capanno e il garage, la cui differenza la sa solo mia nonna (è una storia lunga), le bottiglie di vetro in garage, i camion dei pompieri anni '50 di mio zio Daniele, la discesa che c'è nel campo degli ulivi che aveva per terra tutti i rimasugli di cocci che sembrava Deruta, ma soprattutto i tramonti impagabili che può donare quella casa, non li scorderò mai.
Quella casa non è solo un luogo del passato carico di affetto ma è stato per me e non solo credo la Casa, quattro mura immerse in uno scenario bellissimo, un tempio dove venivano cerimoniati (passatemi il termine e la metafora che non ne trovo di meglio) i rapporti famigliari, le amicizie, il rapporto con la natura, con gli animali, non so spiegare.
Molti amici di mia madre, dei miei zii, di mia nonna, anche miei si ricordano non solo la bellezza del posto che è indubbia ma anche l'atmosfera naturale e spontanea e per questo unica che veniva ad instaurarsi immediatamente lì.
E' un posto magico, suggestivo, direi incantevole ma lo è soprattutto per ciò che questa casa ha significato (e spero continui a significare) per le persone che l'hanno vissuta, sperimentata.

2 commenti:

rosso fragola ha detto...

che bellezzza una casa in Umbria, mi inviti? :-))

lasposina ha detto...

eh, se funziona tutto come dicono...