mercoledì, gennaio 10, 2007

Un messaggio per noi

Mi è venuta questa riflessione stamattina, dopo il fecondo e continuo scambio di e-mail fra noi gruppo di amici, molti di noi sono stati, diciamo, costretti dalle circostanze anche se coscienti della scelta (chi più chi meno...) ad emigrare per poter lavorare o per poter avere un minimo di indipendenza economica...
Vi stilerò ora un elenco di noi piccoli desaparecidos, la prima che è partita nel lontano 2000 per andare a Londra è stata Marzia, ci è rimasta 5 anni, di cui un anno a Milano, poi è partito Andrea per venire a lavorare ad Amsterdam nel settembre 2005, la Valet è andata per un anno a Bilbao per il dottorato e ora è a Roma ma fra un po' chissà dove va (c'è stata anche la parentesi di lavoro a Londra per 4 mesi nel 2005 e subito dopo tre mesi di borsa MAE-CRUI a Vienna), poi ma precisamente non lo so è partito Alessandro per lavorare a Milano, poi Io e Lori abbiamo raggiunto Andrea nel settembre 2006, il 7 gennaio 2007 Baronca è partito per un postdoc a Barcellona e il BradipoMarco l'8 gennaio 2007 sempre per un postdoc a Losanna, Valery unica eccezione, si è trasferita dal Belgio a Roma per il dottorato credo 4-5 anni fa.
Insomma un gruppetto di emigranti, viaggiatori o di disperati, fate voi. Ora una di noi, Giulia ha creato un forum solo per noi amichetti, perchè le varie e-mail a catena intasano le caselle di posta di chi non può sempre controllarle...
Ad un certo punto, nel corso della giornata, la riflessione è diventata politico-sociologico-economica, perchè come noi anche molti altri ragazzi/e fra i 23 e i 30 anni si trasferiscono all'estero per un periodo di tempo che coincide magari con quello professionale, in due parole le speranze di tornare a casa, a Roma, o perlomeno in Italia per un lavoro serio, onesto e pagato il giusto svaniscono.
E' forse un messaggio in codice per farci capire che a casa, e in particolare nella città eterna, spazio e soldi per noi non ce ne sono...?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei solo far riflettere su una dimensione che mi sembra trascuri, o melaverde: ad esempio, se tu fossi nata e cresciuta negli States, la mobilità su un territorio vasto e diversificato non sarebbe stato un elemento così strano ed eccezionale, nè, io credo, avresti nominato la tua condizione come "emigrante". Se ci fai caso, con i tuoi amici state vivendo una mobilità del tutto europea... Insomma dal mio punto di vista va valorizzata l'esperienza che state facendo come allargamento del territorio con il quale identificarsi e come sviluppo, nella vostra generazione, di una "mente locale" molto più allargata... L'esperienza europea rispetto alla statunitense è molto diversa, lo so, soprattutto ad esempio per le differenze linguistiche e culturali... ma...

lasposina ha detto...

ok, non potevo valorizzare la mia esperienza di casa mia??

Anonimo ha detto...

Qualunque viaggio noi intraprendiamo, noi inseguiamo la felicità. Ma la felicità è qui.
Quinto Orazio Flacco

...mortacci sua