venerdì, ottobre 20, 2006

Black Power


L'arcobaleno Obama
Greta, un'infermiera che ha fatto dodici ore di viaggio per andare a un comizio di Barack Obama, riesce finalmente a sfiorare una manica del senatore: "Oh mio Dio! Ho appena toccato il futuro presidente!".L'episodio ha del pittoresco, ma dà la misura di quello che Time definisce "l'equivalente politico di un arcobaleno, un evento quasi soprannaturale che ispira devozione ed estasi". Il democratico Obama sembra avere tutte le carte in regola per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti: ha uno stile oratorio sobrio che rispetta l'intelligenza dell'uditorio; è un progressista convinto, ma senza partigianerie – "anzi, aspira a trovare un terreno comune con i conservatori". Inoltre, "al pari di Colin Powell sembra avere un grande potere sull'immaginario americano, perché è un nero che trascende gli stereotipi razziali".E lo fa con tanta facilità "che ci si aspetta che getti un ponte anche su tutte le altre divisioni". Se interrogato sulle sue aspirazioni presidenziali, Obama si limita a non smentire, il che nel gioco delle parti della politica equivale a un'ammissione. Ma secondo Time le sue idee sui grandi temi, dall'assistenza sanitaria al problema energetico, sono ancora troppo timide e vaghe per farne un vero leader.

da "Internazionale"

Quando ero in Italia, avevamo fatto l'abbonamento per ricevere ogni venerdì "Internazionale", un settimanale che pubblica in italiano i migliori articoli comparsi sulla stampa straniera. Raccoglie anche le migliori firme e i più grandi intellettuali, ricercatori e scrittori del nostro tempo, la cui lettura devo dire la verità mi manca immensamente. Era una gioia, il venerdì scendere e vedere che era dentro la cassetta della posta, avresti voluto divorarlo lì per lì, ma invece poi te lo gustavi piano piano nel weekend e in settimana se non l'avevi letto proprio da cima a fondo, prima di andare a dormire ti leggevi qualche articolo, i vari editoriali, le varie inchieste condotte dai giornalisti più accurati e più bravi al mondo.
Mi sentivo informata, avrei potuto tranquillamente affrontare discussioni su politica, economia, letteratura, musica, etc. Ora visto che qui non lo vendono e non ce la sentiamo di rischiare un abbonamento all'estero, mi sento fuori dal mondo. Ovviamente c'è la versione on-line ma a me piace di gran lunga l'esperienza di quella cartacea...! A volte si rischiava di litigare perchè chi lo avrebbe letto per primo!!

Comunque tornando all'articolo sul candidato dei democratici afroamericano (non fate quella smorfia se aveste fatto l'esame di antropologia culturale sapreste che si dice così...), penso che se se dovesse avere anche solo una possibilità di concorrere all'elezioni per la presidenza degli Stati Uniti, sarebbe davvero un evento incredibile, penso che rivaluterei tutte le mie idee negative sulla mentalità dei cittadini del Nuovo Mondo...Ma vi rendete conto, sarebbe un riconoscimento prima e poi una ventata d'aria fresca di speranza perchè no, una specie di rivoluzione, e anche un risarcimento dovuto alla comunità afroamericana che insieme a quella ispanica ha dato e continua a dare tanto al paese.
Un evento del genere potrebbe scatenare reazioni positive e auspicabili a catena come l'ingresso ad una presenza più massiccia delle donne nei parlamenti di molte democrazie europee, potrebbe aumentare le possibilità di riconoscimento dei diritti e dei doveri di alcune categorie non riconosciute, mi da l'idea che tutto diventerebbe finalmente possibile.
Mi rendo conto che è una visione semplicistica ma per una come me che sostiene l'esistenza della
post-democrazia in ogni governo democratico del pianeta, un presidente afroamericano alla guida degli Stati Uniti, ragazzi, mi vengono già le lacrime agli occhi dalla felicità...
Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano i politologi più famosi del mondo: Chomsky, Crouch, Dahrendorf, Sartori, etc.
E voi?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sono molto pessimista, tanto da pensare che anche se va al potere un tipo così, non cambia nulla nella sostanza... anzi che se un tipo così va al potere, vuol dire solo che è sufficientemente compromesso con il sistema... Sì... certo... per l'immaginario simbolico USA ed anche mondiale sarebbe una certa botta... Il tuo entusiasmo (perdona l'acidità ed il cinismo) è persino doloroso... Io non credo che la rivoluzione avvenga per eventi eclatanti... ma sottilmente nelle nostre relazioni quotidiane.

lasposina ha detto...

Lo so, ma io non parlavo di fare una rivoluzione, dicevo piuttosto che mi sembrava un cambiamento grosso quanto una rivoluzione. Stiamo parlando di un paese che adotta come delle pratiche sistematiche che nelle elezioni in cui poi Bush ha preso il posto di Gore, hanno escluso gli elettori afroamericani dall'esercitare il loro diritto di voto. Una cosa del genere, un presidente nero (scusa prof.Canevacci) farebbe pigliare un colpo apoplettico a tutti i petrolieri texani, i magnati dell'economia made in USA. Ricordiamoci dell'uragano Katrina, quelli che hanno abbondonato come carne da macello, lì, in balia della forza della natura, che sarà mai...erano tutti afroamericani, non avevanomanco i soldi per piangere pensa te per allontanarsi dallo stato...
I simboli servono, certo quelli corrotti con il potere forse no, ma io a questo simbolo ci voglio credere. Voglio credere ad un nuovo Martin Luther King, voglio esagerare con le illusioni e i sogni, voglio credere che ce la possa fare ad incarnare le speranze di tutta la comunità black americana. Voglio essere utopica, ho 25anni mi serve per andare avanti, sono abbastanza disillusa su troppe cose.
Ci ho pensato anche io, è stato il primo pensiero in verità, probabilmente sta lì perchè chissà quanto è immischiato con le logiche del potere, del Congresso, è solo un fantoccio, sì, ci sto, ma quello che provoca è genuino, e non ho il coraggio di smettere di credere almeno all'entusiasmo puerile che può provocare...