domenica, ottobre 15, 2006

Taccuini inediti

"Sul Tenere un Diario. Superficiale intendere il diario solo come il ricettacolo dei propri pensieri privati, segreti - come se fosse un confidente sordo, muto e analfabeta. Nel diario non mi limito a esprimere me stessa più apertamente di quanto potrei farei con un'altra persona; creo me stessa. Il diario è un mezzo per darmi un senso d'identità. Mi rappresenta come emotivamente e spiritualmente indipendente. Perciò (purtroppo) non registra semplicemente la mia vita concreta, quotidiana ma piuttosto - in molti casi- ne offre una alternativa. C'è spesso una contraddizione tra il modo in cui ci comportiamo con una persona e ciò che in un diario diciamo di provare per quella persona. Ma questo non significa che quello che facciamo è superficiale, e che solo quello che confessiamo a noi stessi è profondo. Le confessioni, e naturalmente intendo le confessioni sincere, possono essere più superficiali delle azioni. (.......) Tra le principali funzioni (sociali) di un diario c'è proprio quella di essere letto furtivamente da altre persone, quelle persone (come i genitori e gli amanti) sui quali si è stati crudelmente sinceri solo nel diari."

Susan Sontag, 30 dicembre 1958

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bello questo pezzo... Riferimenti Bibliografici?
Sono d'accordo comunque: la scrittura autobiografica è uno strumento per costruirsi e riflettere su stessi e costruirsi di nuovo...
Ci sarebbe poi tanto da dire su quanto la nostra esperienza umana sia irriducibile a parole; o sulla distanza fra come siamo in una relazione e come ci raccontiamo nell'intimità di un diario. O sull'enorme fiducia e saggezza che ci vuole per un amante che leggesse le nostre segrete pagine...

lasposina ha detto...

Sono d'accordo. Tra l'altro a me Susan Sontag non è che mi piaccia molto, ma questi scritti trovati da poco nelle sue innumerevoli dimore mi hanno subito catturato e poi facevano, come si dice, al caso mio.